“Avrei potuto fare l’architetto, lo dico perché facendo il DJ non sono andato poi così lontano.
In console mi trovo a dare forma, attraverso il suono organizzo lo spazio”.
Claudio Coccoluto, il DJ, 45 anni si muove con esperienza e saggezza ma con l’energia e la passione dei vent’anni tra le console di tutto il mondo.
All’inizio della storia quando comprò il primo disco della sua vita, Goats Head Soup dei Rolling Stones, la musica lo aveva già conquistato.
Durante gli anni passati nel negozio di suo padre fino all’acquisto del primo campionatore è tutto un pensare, un creare, un disegnare la rotta.
Consapevole che la musica è il suo linguaggio, il suo codice per comunicare con il mondo.
Dalla musica arrivano infinite possibilità per “giocare” con la realtà, inizialmente non pensava di fare il dj, comprava dischi rock e leggeva giornali musicali.
A tredici anni con i suoi vinili si presentò in una piccola radio locale e gli affidarono subito il programma della sera dalle 20.00 alle 21.00. La sua programmazione era tutta orientata al rock, poi grazie alla prima elettronica e alla scoperta delle produzioni di Giorgio Moroder approda nella “ballabilità”.
Tutta la sua carriera è segnata dalla scoperta, dal desiderio di arrivare in territori nuovi per organizzare nuove sfide.
Alla fine degli anni ’70 conosce Mozart e Daniele Baldelli, due personaggi che cominciavano a rendere interessante il mestiere del dj, quell’arte che permette di suonare contemporaneamente due vinili facendoli diventare un altro suono.
Intuì che fare il dj aveva in sé qualcosa di creativo, che il dj può liberare la musica dai vincoli dei generi, dai blocchi accademici di cui sono schiavi molti musicisti.