Roma, (askanews) - E' rimpallo di accuse tra militari ucraini e insorti filorussi per la morte di Andrea Rocchelli, il fotoreporter piacentino ucciso sabato scorso nei pressi di Slovyansk, nell'Est dell'Ucraina.
I secessionisti hanno già puntato il dito contro le truppe governative, che avrebbero sparato il colpo di mortaio che ha colpito il fotografo italiano e il traduttore russo che viaggiava con lui, Andrey Mironov. Oggi il vicepremier ucraino Vitaliy Yarema ha detto invece che a sparare sono stati "gruppi armati illegali", ovvero gli insorti. Le schegge di un proiettile di mortaio avrebbero colpito Andrea, per molti amici solo Andy.
Per chiedere "piena chiarezza" sull'attacco costato la vita a Rocchelli e al suo collaboratore russo il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha parlato sia con l'omologo ucraino, Andrii Deshchytsia, sia con il collega russo Sergey Lavrov.
Ma nell'Est dell'Ucraina regna il caos. Dopo la pausa, ieri, in occasione delle elezioni presidenziali ucraine, oggi sono ripresi i combattimenti, concentrati attorno all'areoporto di Donetsk.
Sul sito di Cesura, l'agenzia per cui lavorava Rocchelli, campeggia una lettera dei colleghi. Addio, Andy.