Milano (askanews) - Fotografia o arte contemporanea? Visitando gli stand di MIA - Milano Image Art fair si ha la sensazione che la domanda, in fondo, sia sostanzialmente inutile e che tutto possa rientrare in quell'affascinante crogiuolo che possiamo chiamare, con volontaria semplificazione, Arti visuali. Il critico Francesco Bonami: "Ormai è un confine che che non si può più definire, gli artisti contemporanei sono spesso fotografi e qui abbiamo un esempio molto chiaro di questa tendenza, particolarmente in Italia, dove la fotografia è sempre stata un po' relegata all'atmosfera del fotoclub".
E dunque, in fiera, accanto a immagini di purezza pittorica e vertiginosi panorami metropolitani si incontrano foto virate in colori pop e inquietanti omini Lego armati di doppia falce o ancora ricerche che lambiscono almeno in apparenza, l'astrazione geometrica. Ma il direttore di MIA, Fabio Castelli, ribadisce l'interesse per la fotografia tout-court, e non solo per quella di ricerca. "Per me - ci ha spiegato - il fascino della fotografia è potere non andare esclusivamente verso quel tipo di cultura, ma rispettare enormemente la grande cultura della fotografia classica, che poi è arte".
"Finalmente - ha aggiunto Bonami - anche qui da noi si capisce che questo mezzo è soltanto uno dei tanti mezzi della creatività contemporanea". Creatività che si manifesta con gusto postmoderno o con ritratti molto intensi e aggressivi, con delicate citazioni surrealiste, ma senza dimenticare un'icona come Andy Warhol, in fondo il padre di tutti noi